Ci sono due buone ragioni per andare
a Berlino il giorno della Pentecoste:
la prima è per ammirare le bellezze
della città, la seconda è per vivere
la magia del Carnevale delle multiculture
berlinesi. Una folla festosa invade, come un fiume
in piena, le strade e i vicoli della città sfilando ininterrottamente
per sei ore. Il clima che si respira è quello di una
grande festa popolare, in cui elementi religiosi e elementi
pagani si fondono richiamando alla mente le radici delle
antiche tradizioni. Suoni, musica e un pizzico di magia sono
gli ingredienti principali di questo carnevale berlinese.
Un carro barocco, lungo dodici metri e interamente
costruito in cartapesta, attraversa le strade della città sovrastato
da angeli svolazzanti che, con gonne ampie e colorate
ballano al ritmo della tarantella. I colori dei loro
abiti ricordano i paesaggi della Basilicata. Gli angeli che sovrastano
il carro riportano alla mente quell’anelito troppo
spesso dimenticato che induce a “sollevare lo sguardo”
al di sopra della realtà materiale per cogliere il senso vero
e profondo del proprio esistere.
Per la manifestazione di quest’anno ci si è voluti ispirare
al carro della Madonna della Bruna di Matera e alle
processioni lucane. Deus ex machina di questa importante
iniziativa è stato un lucano doc, Francesco Campitelli,
presidente dell’Associazione lucani
a Berlino. L’associazione è stata
fondata un anno fa e conta più
di cinquanta iscritti. Campitelli vive
a Berlino dal 1986, dove lavora
come insegnante e pedagogo. Da
buon meridionale è appassionato
di musica e di tarantella e da alcuni
anni, sotto lo pseudonimo di DJ
“Don Francisco”, ha organizzato
numerosi “tarantella trance party”.
Quest’anno, nell’organizzare la
festa della Pentecoste, ha superato
sè stesso. Il turista che arriva in città
per assistere alla manifestazione
può rimanere perplesso di fronte
all’esplosione di tradizioni religiose
miste al folklore, alla magia, alla su-
perstizione e alla tradizione contadina, ma poi non può fare
altro che esserne travolto. Tanti piccoli pezzi che si incontrano
e scontrano fino a formare un puzzle in cui gli elementi
che lo compongo si incastrano, si sovrappongono, convivono
e interagiscono.
L’occhio attento del lucano, invece, respira subito l’atmosfera
della sua cultura che proviene da una terra ricca
d’incanto e di mistero, ma soprattutto di tradizioni. Usi e
costumi che fanno grande il carnevale berlinese. Una manifestazione
che diviene espressione di una cultura che
punta ad unire e a condividere.
Gli angeli e la tarantella sono solo alcuni degli elementi
che animano la manifestazione berlinese nel giorno della
pentecoste: “La tarantella - ha spiegato Franco Campitelli
- in passato era una danza terapeutica eseguita per
guarire le persone morse dalla “tarantola”. Oggi, invece, desta
interesse da parte degli studiosi, ma anche da esperti del
mondo musicale che la mettono al centro di numerosi eventi
e manifestazioni, liberandola da quella gabbia dorata in cui
era stata confinata e che la costringeva ad essere patrimonio
di una stretta minoranza di musicisti locali.
In questo si legge la disperata ricerca di identità che al di
là di ogni confine geografico o generazionale attira persone
verso il sud da tutti gli angoli della penisola con la voglia di scoprire
suoni e odori e un antico calore umano”.
Ma la vera forza della tarantella - dichiara
il simpatico Campitelli - è il gruppo. Ogni
danzatore non si abbandona ad un ballo individuale
e solitario, ma al contrario va alla ricerca
della coesione e dell’aggregazione affinchè
si produca uno scambio di energie e si possa
prendere confidenza con il ritmo e il suono della
tarantella. Nel giorno della Pentecoste a Berlino
quest’esplosione di energia si fa sentire tutta.
Tra le gente, nelle strade, nei vicoli. Ovunque
si respira aria di tarantella.
Gli angeli posti sul carro aggiungono all’atmosfera
pagana un pizzico di sacro, quasi
a voler ricordare ai più distratti che la Pentecoste
è una ricorrenza religiosa.
Nella tradizione ebraica viene definita (libro
23,6 del Levitico) come una festa agricola
in cui avviene l’offerta delle primizie di sette
prodotti della terra (frumento, orzo, viti,
fichi, melograni, ulivi e miele). Il dono di queste
primizie vuole indicare che il meglio del
prodotto della terra in cui vive proviene dal
Signore.
Campitelli, da buon regista, ha miscelato
bene gli ingredienti; quegli angeli, se guardati
bene, portano indietro nel tempo a ricordare
il significato che Israele dà a questa festa.
Campitelli è solo uno dei tanti lucani che
ha deciso di trascorrere la sua vita a Berlino.
Nella sua valigia non ha messo l’antica nostalgia
e la tristezza di chi abbandona la propria terra d’origine,
ma la voglia e la determinazione di far vivere e rivivere
l’identità lucana, costruendo qualcosa che possa rimanere
nel tempo e che possa essere d’esempio anche per le generazioni
future. Ha messo a disposizione degli altri il suo
sapere e ha dato voce al silenzio di quanti non sono riusciti
ad affermarsi. Ha trasformato in fatti concreti ciò che il cuore
sentiva e la mente intuiva.
In questi anni, infatti, oltre ad organizzare manifestazioni
culturali si è anche impegnato nella promozione di corsi
di lingua italiana per preparare chiunque volesse soggiornare
in Italia. La struttura dei corsi non risponde alla maniera
tradizionale, ma si avvale di un metodo innovativo in cui la
parola d’ordine è “apprendere divertendosi”.
Campitelli, inoltre, impiega le sue energie, capacità e
creatività anche nel pianificare, organizzare e programmare
vacanze di studio nell’Italia meridionale. Insomma, un cultore
dell’identità meridionale e lucana che mira, attraverso
l’organizzazione di manifestazioni come questa, ad affermare
che da più parti si avverte l’esigenza e la volontà di ritornare
al passato, recuperando le tradizioni di una volta
e tentando di non distruggerle anzi preservandole e
custodendole.
Come? Semplicemente facendole rivivere. =
29