I lucani a Buenos Aires li trovi dappertutto. Sono oltre
80.000, riuniti in 32 associazioni che fanno da cordone
ombelicale con la Basilicata. Vivono bene. Pochi patiscono
la povertà dovuta alla congiuntura del momento.
Si aiutano tra di loro e cercano di mantenere alti i valori lucani
della tenacia, della riservatezza, dell’operosità. Per questo non
vogliono che i loro figli o i loro nipoti debbano rientrare in Basilicata
in questo periodo di grande emergenza.
Devono lottare rimanendo in Argentina, anche per sottrarli all’amaro
destino legato alla vita dell’emigrante. Devono apprendere
meglio la lingua italiana, conoscere la storia della regione,
conservare le tradizioni e i valori dei lucani, stringere forte il legame
e le relazioni con la terra di origine. Devono essere posti
nella condizione di accedere a master, borse di studio, progetti
di formazione in tempi rapidi, con norme chiare, con modulistica
semplice. Sempre vivendo a Buenos Aires, metropoli
dalle mille esigenze reali ed elementari e dalle mille risorse
mai del tutto utilizzate.
Nella bella e suggestiva capitale argentina il bisogno è
come l’aria. Lo avverti ovunque. Le criticità sono evidenti in
ogni strada, in ogni piazza, lungo tutto il Rio de La Plata, il cui
colore dell’acqua fa subito capire come anche il futuro di questo
popolo non sia tra i più chiari. Lo scarso potere d’acquisto
di una moneta che si muove come un gambero ha messo
in ginocchio un po’ tutti. E i lucani che, con la loro vita dif-
ficile, piena di rinunce, di privazioni e di grande rimpianto per
aver lasciato i paesi di origine, avevano contribuito, e non poco,
alla stagione dei grandi progressi, delle opere imponenti e dello
sviluppo in molti settori, oggi sono i primi a pagare gli effetti
della congiuntura.
In un lampo si sono visti distruggere anni di faticoso e massacrante
lavoro, durante i quali non un lucano si è mai fatto no-
tare per comportamento irrispettoso nei confronti degli argentini
e delle istituzioni, malgrado i continui mutamenti sociali.
Per questi lucani la Regione Basilicata ha varato una legge di
sostegno e ogni anno mette a disposizione una somma di denaro.
“Un semplice segnale di attenzione - spiegano i due vicepresidenti
del Consiglio, Maria Antezza e Antonio Corbo
- un piccolo gesto di solidarietà per i nostri corregionali
che vivono un momento difficile. Si sta cercando
anche di riservare quote di intervento agli emigrati
che fanno ritorno in Basilicata, in modo da ricompensarli
per quanto hanno fatto per la regione di origine”.
Il bisogno, ovviamente, supera di gran lunga la disponibilità dei
fondi che la Basilicata può indirizzare nei confronti dei lucani-
argentini.
Nelle loro aspettative anche un sogno che potrebbe
apparire superfluo, in condizioni di difficoltà, ma che
così non è: mettere in rete le trentadue associazioni superando
comprensibili, diversi punti di vista, in modo da
parlare un unico linguaggio nei confronti delle Istituzioni
del Paese sudamericano per aumentare il loro peso politico
nella vita sociale, economica e politica dell’Argentina.
Dopotutto, un esempio concreto dell’univocità delle azioni delle
associazioni è rappresentato proprio dalla sede della Federazione.
Un locale immenso e accogliente, moderno e caldo,
ospita infatti tutte le iniziative che si vanno organizzando a
Buenos Aires.
È un punto di aggregazione di grande livello e di grande
“invidia” di altre Federazioni di emigranti. Vi si ritrova davvero
la concretezza e la semplicità dei lucani, in una zona della capitale
argentina dove gli italiani sono una grande realtà e una
grandissima risorsa. Oggi, da sostenere.