Grattacieli lucani a New York
di Angelo Labbate
L’attacco terroristico dell’11 settembre contro gli Stati Uniti
ha non solo dolorosamente ferito l’umanità mietendo migliaia di
vittime innocenti, ma ha inferto anche un duro colpo all’orgoglio urbanistico
di New York, abbattendo le Twin Towers, i gioielli della selva di grattacieli
che dalla fine del XIX secolo disegnano l’inconfondibile sagoma della
metropoli americana. Alla costruzione del sogno americano hanno contribuito
intere generazioni di emigrati italiani, come umili manovali e come esperti
muratori. Fra questi si sono distinti gli Onorato, originari di Accettura, approdati
in terra americana agli inizi del ‘900. George Onorato, italo-americano
di seconda generazione, sin da piccolo ha lavorato come bricklayer, diventando,
per il suo impegno a tutela dei diritti della categoria, segretario del potentissimo
sindacato dei muratori newyorkesi. Incarico prestigioso, che gli è valsa
l’elezione a senatore dello Stato di New York. Non da meno è stato
l’impegno di intraprendenti costruttori, fra i quali vanno annoverati
due lucani emigrati da Castelmezzano: Giuseppe Paterno e Antonio Campagna. Non
aveva ancora tre anni, Giuseppe Paterno, quando il padre lo condusse con sè
negli Stati Uniti. Il bambino, proveniente da un piccolo e sperduto paese di
montagna, rimase letteralmente affascinato da quelle ardite costruzioni, che
toccavano il cielo newyorkese. Immaginava per sé un futuro di costruttore
di skyscrapers, mentre svolgeva lavori saltuari come strillone, garzone di dentista
e manovale nella piccola impresa paterna di costruzioni. Il caso volle che incontrasse
un ricco imprenditore che aveva affidato un lavoretto in subappalto al padre.
Il giovane Paterno non esitò a proporgli la costruzione di un edificio
a venti piani. Il mecenate, dopo qualche tentennamento,finanziò l’impresa.
Nacque cosi il primo grattacielo Paterno. Alla base dell’aspirazione del
giovane castelmezzanese c’era l’intuizione concreta che, con il
continuo incremento demografico, i grattacieli, oltre che ad uffici, sarebbero
stati destinati ad uso abitativo. Spuntarono così come funghi i grattacieli
firmati Paterno. Solo negli anni ‘20 sbarcò a New York l’avvocato
Antonio Campagna, marito di una sorella di Paterno. Ben presto depose la toga
per assumere la direzione dei cantieri Paterno. Acquisita la necessaria esperienza,
fondò una propria impresa edilizia. In omaggio alla regione d’origine,
l’avvocato Campagna battezzò col nome di Lucania il primo grattacielo,
costruito nel 1922. A questo seguirono altri, tutti collocati in strade centralissime,
come l’immenso edificio sorto nella 92^ strada di Broadway, composto da
quindici piani e centocinquanta appartamenti. Oltre che per la qualità,
la ditta Campagna si distingueva per la celerità nell’esecuzione
dei lavori. La Basilicata nel Mondo, la rivista piš amata dagli emigrati
lucani, nel numero 4 del 1926, documenta fotograficamente come un edificio di
quindici piani, iniziato il 13 marzo, ad ottobre dello stesso anno era già
abitato. Intanto fervore, l’avvocato Campagna e il cavaliere Paterno non
dimenticarono l’Italia e la Basilicata. Abili e operosi imprenditori,
furono anche generosi benefattori. Con una spesa di oltre 300.000 dollari istituirono
la Casa di Cultura Italiana di New York diretta dall’intellettuale Giuseppe
Prezzolino e finanziarono con 10.000 dollari l’istituto Storico Italiano
per la promozione di studi sulla storia del Mezzogiorno d’italia.